Dispositivi ortodontici fissi

L'ortodonzia fissa usufruisce i dispositivi ortodontici i quali il paziente non li può rimuovere da solo dalla bocca. L’ortodonzia fissa si è sviluppata negli Stati Uniti, e il primo apparecchio fisso di tipo edgewise, si crede, è stato creato nel 1928 da Edward Angle, stimato da molti come il padre di ortodonzia.

In Europa l'ortodonzia fissa si usa dagli anni 50. Anche se esistono molti dispositivi fissi quali il dispositivo per estensione ortopedica del palato, archi linguali e palatali, nella maggior parte dei casi l’apparecchio fissi si riferisce al dispositivo edgewise, cioè al apparecchio costruito dalle placchette e dal filo metallico che li collega.

L’ortodontista usa gli elementi quali placchette, tubi e anelli che si incollano, ossia fissano al dente con la sostanza particolare. Finita la terapia ortodontica, l'ortodontista rimuove gli elementi usando gli strumenti specializzati.

 

 

 

 

 

Le placchette non possono tirare il dente da sole. Questa funzione ce l’ha l’arco ortodontico che collega le placchette e produce la forza necessaria per muovere il dente. Gli archi possono essere costruiti dai materiali diversi; leghe di nichel-titanio, acciaio inossidabile, leghe di titanio e molibdeno, ecc. Ogni materiale è previsto per la fase particolare della terapia ortodontica.

Il vantaggio dell'ortodonzia fissa è applicazione delle forze moderate che favoriscono lo spostamento fisico dei denti e la possibilità di spostare i denti nel modo più preciso rispetto agli apparecchi mobili.

Le placchette possono essere classiche o autobloccanti. Le placchette devono essere in qualche modo collegate con l’arco ortodontico in metallo che sposta i denti. Le placchette classiche il collegamento, cioè la legatura ce l’hanno  grazie dalla comma e dai fini di acciaio, mentre invece le placchette autobloccanti hanno un pistone incorporato che rende la connessione tra l’arco metallico e la placchetta.

Anche se le placchette, sia quelle classiche sia quelle autobloccanti, producono l’effetto desiderato, le placchette autobloccanti hanno il vantaggio in quanto producano meno forza nello spostamento dei denti e sono più accettabili per pazienti dallo punto di vista estetico e igienico, perché in bocca non si ha materiale aggiuntivo che serve per collegamento, come la gomma e i fili di acciaio. Le placchette classiche e quelle autobloccanti possono essere estetiche (bianche, trasparenti) e metalliche. La differenza sta in estetica, le placchette trasparenti sono quasi invisibili. Tutti i sistemi con le placchette estetiche usate nel policlinico sono fatte in ceramica essendo di qualità più alta rispetto a, per esempio, quelle in plastica.

Nel nostro policlinico usiamo le tecniche più moderne dell’ortodonzia fissa. Accanto alle placchette classiche, usiamo quelle autobloccanti delle tecniche più moderne: Damon, In-Ovation, QuickQlear ecc.

Ortodonzia mobile

L’ortodonzia mobile usa gli apparecchi mobili che il paziente mette e rimette da solo dalla bocca. Questi apparecchi si usano per correggere la posizione dei denti e relazioni intermascellari.

La prima metà del secolo era caratterizzata dalla situazione diversa negli Stati Uniti, dove si sviluppava l’ortodonzia fissa, rispetto alla situazione in Europa dove si sviluppavano e perfezionano gli apparecchi mobili. La migrazione degli esperti statunitensi in Europa e vice versa, aveva come il risultato l’accettazione degli apparecchi mobili negli Stati Uniti e degli apparecchi fissi in Europa.

Possiamo concludere che sia apparecchi fissi sia apparecchi mobili sono la parte indispensabile della terapia ortodontica.

Anche se tra la gente comune si crede che gli apparecchi mobili, ossia “gli apparecchi notturni” siano caduti in disuso, questo non è corretto. Gli apparecchi mobili hanno ancora il suo uso nonostante le possibilità sempre maggiori dell’ortodonzia fissa.

I dispositivi mobili li creano odontotecnici secondo le istruzioni dell’ortodontista. Questi dispositivi sono costruiti dal corpo acrilico e dagli elementi in acciaio. Di solito si tratta di due piastre separate poste sulle arcate dentarie superiori oppure inferiori. Il paziente porta il dispositivo almeno 4 ore durante la giornata e durante la notte intera (12-14 ore per giorno), il dispositivo deve essere tolto durante i pasti.

L’apparecchio mobile l’usano principalmente i pazienti minori, i cui denti si possono ancora vedere crescere. In questi casi l’apparecchio non corregge soltanto i denti, ma si migliora anche la relazione tra scheletro e tessuto molle perché il bambino abbia un profilo armonico e caratteristiche facciali armoniose.

Ortodonzia linguale

L’ortodonzia classica sottintende che le placchette e gli altri elementi sono fissati sulla parte labiale ossia buccale di dente, vuole a dire quella posata in direzione delle labbra e guance, e per questo visibile dal fuori. Sono state costruite anche le placche che si mettono sulla parte “interiore” di dente rendendo così l’apparecchio “invisibile”, impercettibile nei contatti sociali.

L’ortodonzia linguale ha fatto progressi significativi nell’ultima decina di anni ed è una forma molto ricercata di terapia ortodontica, specialmente da parte dei pazienti adulti che, per motivi professionali, vogliono un apparecchio che le altre persone non possono vedere.

Questo tipo di terapia ha anche i suoi svantaggi perché richiede più tempo per adeguarsi ad essa, visto che l’apparecchio più vicino alla lingua.